I tragici fatti avvenuti in provincia di Ancona e Macerata hanno toccato i membri 2hands su due fronti. In primis, in quanto associazione per la tutela ambientale, ci siamo sentiti impotenti e frustrati di fronte all’evidenza drammaticamente eclatante che quanto stiamo facendo per l’ambiente è anni luce lontano dall’esser sufficiente. In secondo luogo in quanto affetti direttamente dalla catastrofe, dato che nel marchigiano vi sono ben due sedi 2hands: Macerata ed Ancona.
Al momento, noi membri di 2hands ci stiamo impegnando di persona non solo per seguire e documentare i fatti (chi non è direttamente danneggiato, beninteso), ma stiamo anche facendo il possibile per aiutare la nostra Comunità.
la famiglia di Vittorio campa di bestiame e coltivazioni, una semplice fattoria di montagna. La voragine in foto si trova lungo la strada che porta ad un loro campo. “Babbo è da un anno che ci lavora su questo campo” e loro lo usano per far pascolare il bestiame. Senza questa strada come fanno a portare il bestiame a pascolare? Devono prima sistemarla, perdendo tempo e denaro visto che nessun altro la ricostruirà se non loro. Come lui stesso afferma: “…oggi ho visto dei danni su una strada che porta ad un campo nostro dove dovremmo portare gli animali, completamente distrutta, con voragini di due metri, e per la prima volta mi sono sentito un sentimento di… Diciamo inutilità.. di piccolezza” Vittorio, Sefro
Vittorio, di Agolla, nel comune di Sefro dice: ” con un bel po’ di stupore ho visto il cielo passare dall’azzurro più terso al nero totale, […] anche se quel che è successo a Senigallia è inimmaginabile in confronto a noi, una bomba d’acqua di questo genere non si era mai vista: l’ultima volta che un fiume ha straripato qui è stato tra i 100 e i 200 anni fa” e prosegue “Noi [di Aulla n.d.r.] volevamo partire con la macchina per aiutare a Senigallia, ma a metà strada ci siamo dovuti girare perchè l’acqua continuava a scendere, portando giù i detriti dalle montagne –sai qui ci sono montagne da tutte le parti — e le strade sono diventate a poco a poco impraticabili.” Parlando delle attività “Il ristorante dove lavoravo io ha il piano terra allagato, ed il campo di mio babbo è pieno di acqua, ci sono fossi di un metro e un metro e mezzo. Mio padre con la motopala cingolata non è riuscito ad andare. Ci vorranno settimane per risistemarlo.”
Sefro, nonostante abbia subito ingenti danni, può ritenersi un comune fortunato: ben diversa è l’esperienza della Netaya, di 2hands Ancona che viene proprio da Senigallia.
1) Dov’eri e cosa facevi durante l’alluvione?
Abito alla Cesanella, un quartiere di Senigallia che si trova a metà tra i due fiumi, il Misa e il Cesano. Durante l’alluvione ero a casa che mi consultavo con un amico perché quella sera saremmo dovuti andare ad un concerto nell’ascolano e, noi che siamo soliti a uscire senza ombrelli e ignorare il meteo, quella sera ci stavamo invece interrogando se fosse il caso di annullare la serata visto che la situazione stava preoccupando persino noi, al che quando ormai era scaduto il tempo per decidere abbiamo concordato sul fatto che sarebbe stato meglio saltare il concerto. Non smetteva di tuonare, il cielo sembrava una luce ad intermittenza da quanti fulmini continuavano a cadere in maniera ultrarapida, gli alberi si piegavano… ma la nostra paura riguardava più un ramo crollato sull’autovettura che un’altra alluvione, questa non ce la saremmo aspettata
2) Avevi mai visto o subito un’esperienza del genere? Se si, raccontala brevemente e prova a spiegare come ti sentivi quella volta e come ti senti ora.
Senigallia alluvionata non è la prima volta che succede, ma certo non credevamo potesse accadere di nuovo o almeno non a distanza di così poco tempo, visto che dopo la tragedia del 2014 con conseguenti ricostruzioni e la prevista -e non conclusa- messa in sicurezza del fiume, che era programmata già dal 2009, saremmo dovuti essere quanto più sicuri. Invece a causa del non completamento del progetto è riaccaduto e con un bilancio dei danni, soprattutto per la quantità di vite perse e disperse, ben peggiore di prima, e con sfollati che son tali per la seconda volta nella loro vita nel giro di pochissimi anni; per non parlare della pulizia del fiume: prima che straripasse, dal livello dell’acqua ormai alto fino al ponte si è creato un accumulo di materiale che ha fatto da tappo per il passaggio dell’acqua e queste due superficialità umane non hanno contribuito alla prevenzione, soprattutto considerando la prevedibilità dato il passato e data l’emergenza climatica in corso. Questo ultimo avvenimento, rispetto al precedente, non saprei dire se l’ho vissuto in maniera più intensa o meno, credo sia stato semplicemente un déjà vu, ma sicuramente per via di una maggiore età -ai tempi della prima alluvione frequentavo ancora le Scuole Medie- lo vivo con maggiore consapevolezza sia di ciò che mi circonda e accade, sia del contributo che posso offrire a livello sociale e solidale e la notte della tragedia l’ho passata sicuramente con maggiore malessere, visto che ora utilizzando i social vedevo che succedeva non solo fuori dalla mia finestra ma anche in pieno centro storico, ovvero la zona più colpita. Leggevo richieste di aiuto di persone in difficoltà, di chi non riusciva a contattare i soccorsi, di chi stava per morire e supplicava, c’era uno scenario impressionante, da chi cercava aiuto per i genitori intrappolati in casa con l’acqua o chi contattava per aiutare il vicinato con l’acqua al collo, a chi aveva smarrito animali domestici; per non parlare delle dirette o i messaggi di amici e persone vicine che si trovavano improvvisamente con case e locali, aziende distrutti, i blackout, i morti e dispersi, tantissime persone care sfollate, il dramma di quando stava straripando anche il fiume Cesano, auto portate via in mezzo secondo o vetri spaccati dalla sola forza del vento, persone intrappolate al chiuso perché sono state portate via strade intere o arrampicate sugli alberi per ore, è stato portato via anche il reggipetto del fiume! Un disastro, tutta la città ha passato la notte sveglia ad aiutarsi come poteva, o dal vivo se fattibile o via social, nessuno si è perso nulla della tragedia, tutti abbiamo dormito due ore visto che abbiamo passato nottata a collaborare e a sorvegliare lo stato dei fiumi e del loro scorrere per comunicarcelo a vicenda di zona in zona.
3) Cosa hai perso durante questo evento? Hai perso cose a cui tenevi particolarmente?
Io personalmente parlando sono stata fortunata non subendo danni come singola cittadina abitando in un punto strategico rispetto ai luoghi tipici di inondazioni, ma ho perso un bene comune a cui tenevo particolarmente, abbiamo perso il canile – gattile rifugio -in cui sono volontaria- della città. Ora bisognerà darsi da fare e ripartire, renderlo di nuovo operativo, in modo da poter ospitare nuovamente quanto prima i bisognosi, anche animali, anche loro vittime e con danni subiti.
4) Hai modo di ripagare le perdite che hai subito?
L’unico modo per sentire di poter ripagare alle perdite subite è attivarsi, fare rete, farsi forza, creare connessioni tra persone e associazioni, raccogliere donazioni, scendere in campo a sporcarsi le mani e agire. Non c’è modo per ripagare le scie di sangue versate, così come non c’è modo di ripagarsi i danni economici di una certa intensità specialmente in certe situazioni economiche più complesse, ciò che possiamo fare per sentire di poter ripagare è la ricostruzione prima esterna, conseguentemente interna. Vedere luoghi rinascere grazie alla solidarietà, questo ripaga.
5) Credi nella emergenza climatica? Sì, credo nell’emergenza climatica e credo sia ben che passata l’ora di agire. Perché quello che abbiamo visto e che abbiamo vissuto non è un evento straordinario, è la nuova tragica normalità per come abbiamo cambiato il mondo, è un evento diventato tragicamente ordinario. Non prendiamoci i meriti solo di ciò che vediamo e di che è positivo come un’autostrada o un’antenna TV, è opera nostra anche ciò che non vediamo direttamente, è opera nostra anche ciò che è il lato negativo delle nostre invenzioni positive -finché restano fini a se stesse-. Mi chiedo come facciano le persone, soprattutto concittadine che so per certo di quello che vivono, a restare passive, indifferenti, complici, a non agire e magari a far parte di chi aggrava questa situazione. La colpa è nostra, degli esseri umani, tanto dei colpevoli veri e propri quanto degli indifferenti. E non è un evento straordinario come non è la forza della natura, perché tutto ciò in realtà è la forza dell’uomo. Non dovete fare uno sforzo come andare a fare Clean Up, per dare il vostro contributo basterebbe semplicemente evitare di doverli far fare.
Dato che vogliamo fare di questo dramma un’occasione per imparare ed insegnare qualcosa, i prossimi articoli riguarderanno il come. Come si è arrivati ad avere in pochi giorni la quantità di piogge che si ha in un anno? Come mai questo è anche opera del cambiamento climatico? Come gestiranno le conseguenze chi ha una propria attività legata al territorio mentre le grandi catene di distribuzione, retail ed e-commerce marciano indisturbate?