My octopus teacher – Il mio amico in fondo al mare
Il film naturalistico firmato Pippa Ehrlich e James Reed e prodotto da Netflix racconta l’insolita amicizia tra Craig Foster, naturalista e film maker sudafricano, e un polpo selvatico. L’uomo, durante numerose immersioni nella foresta sottomarina di Kelp, a largo di Città del Capo, instaura un rapporto di fiducia e rispetto con una creatura selvatica, inizialmente schiva e diffidente, via via sempre più fiduciosa e affezionata.
Il titolo originale in lingua inglese, “My octopus teacher” vuole mettere in risalto quanto l’uomo possa apprendere dall’interazione con gli animali nel loro habitat naturale e quanto l’umanità, pur spesso dimenticandolo, faccia parte di un enorme ecosistema estremamente affascinante e fragile al tempo stesso. Diversamente, quello italiano vuole rimarcare il legame stretto tra i due protagonisti, così apparentemente distanti ma capaci di comunicare in maniera sorprendente.
Perché vederlo:
il documentario, pluripremiato e acclamato dalla critica, non racconta solo una storia insolita e straordinaria ma propone anche numerosi spunti di riflessione circa il rapporto uomo-natura e la protezione dei più fragili ecosistemi della Terra. Le eccezionali riprese e la narrazione personale ed intensa ne fanno uno dei documentari più sorprendenti degli ultimi anni. Un altro punto a favore riguarda sicuramente la possibilità che la visione di una simile interazione con un animale marino così particolare porti ad un aumento del rispetto e della tutela verso il polpo, poco conosciuto nelle sue caratteristiche fisiologiche dal grande pubblico, che potrebbe aspettarsi una storia similare con un mammifero, più difficilmente con un mollusco abitante degli abissi marini, in generale percepito come “alieno” e molto distante dai modelli di interazione umana.
Perché non vederlo:
non ho trovato valide ragioni per sconsigliare la visione di questo documentario, tuttavia voglio sottolinearne il forte impatto emotivo. Il titolo, in particolar modo nella traduzione italiana, e il trailer potrebbero suggerire un contenuto allegro e leggero, ma la profondità del legame e la serietà dei temi trattati, uniti al coinvolgimento che difficilmente non si proverà alla fine, vanno ben oltre le iniziali impressioni.
Capitalocene, appunti da una nuova era – Silvio Valpreda
Il saggio dell’artista e scrittore Silvio Valpreda, mix di linguaggio scritto e visivo, conduce il lettore in un agile viaggio tra luoghi molto diversi, dal Serengeti alla Norvegia, passando per il Giappone e la Scozia, con lo scopo di vedere come il capitalismo sia stato capace di modificare, fino a stravolgere, l’habitat e la composizione degli abitanti. Siamo infatti nell’era del capitale, o capitalocene, un’epoca in cui i parametri che regolano il pianeta cessano di essere biologici e diventano economici.
Perché leggerlo:
il testo è agilissimo, scorrevole e di grande impatto. I continui nessi causa-effetto e la grafica essenziale accompagnano il lettore in un viaggio alla scoperta del devastante impatto umano sull’ambiente al fine non tanto di colpevolizzare, ma di far capire il perché di quanto avvenuto e quali siano le conseguenze per l’uomo.
Perché non leggerlo:
Silvio Valpreda, con questo saggio, ha indicato numerosi spunti di riflessione ma non ha poi trattato approfonditamente i vari aspetti enunciati. Al termine della lettura si hanno ancora diverse domande circa i meccanismi che hanno regolato l’azione umana ed è necessario consultare altri testi per meglio comprendere le dinamiche sottese. Rimane quindi un saggio utile per un primo approccio, ma non per chi, già esperto in materia, voglia approfondire questo delicato tema.