Quando la Pausini canta di una primavera in anticipo si riferisce poeticamente ad un amore sbocciato prima del previsto. Aldilà dell’aspetto puramente romantico, il fenomeno della  primavera in anticipo  sta sconvolgendo gran parte della biodiversità vegetale da nord a sud dello stivale, come ad esempio i peschi e i mandorli pugliesi che hanno cominciato a fiorire già da inizio febbraio a causa di giornate di caldo anomalo e che ora si trovano a rischio gelate.

Cosa succede se i fiori di queste piante subiscono le temute ghiacciate? 

Per rinascere impiegheranno  più tempo del previsto, se non addirittura un intero anno a causa del  cosiddetto shock termico: i fiori si seccano e cadono mentre l’albero che li genera entra in uno stato di quiescenza. In breve, il liquido contenuto all’interno delle cellule si congela – gonfiandosi – rompendone le pareti e causandone la morte.

(Helianthella quinquenervis by Teton Plants)

I cambiamenti climatici antropogenici hanno stravolto la fenologia della vegetazione. Per fenologia si intende la scienza che si occupa della registrazione degli eventi rilevanti nella vita di un organismo incapace di regolare la propria temperatura interna (Wikipedia) 

Abbiamo appena accennato alla precoce fioritura causata dall’ innalzamento medio delle temperature, ma i disastri non si riducono unicamente a questo fenomeno, coinvolgono anche quello della siccità.

Nonostante durante i periodi freddi molti alberi o arbusti ci appaiono morti, non è così!

Realisticamente una prolungata disidratazione porta ad una fioritura e ad un’impollinazione più lente perché manca il giusto apporto energetico imprescindibile per la crescita. 

Uno studio condotto dalla dott.ssa Amy M. Iler della “Chicago Botanic Garden” afferma che una primavera in anticipo nei girasoli alpini (Helianthella quinquenervis) non riflette un effettivo problema di riproduzione dal momento che si tratta di  una pianta perenne (piante che vivono per più di due anni continuativi), può però aumentare la suscettibilità ai danni da gelo in alcune specie.

Non possiamo ancora  tirare un sospiro di sollievo, tutt’al più  possiamo farci un’idea della forza di adattamento della natura, ma non per questo dovremmo tendere la corda fino a spezzarla.

E’ chiaro ormai che l’aumento graduale della temperatura (+0.8°C) rispetto all’anno trascorso, con relative siccità e gelate improvvise metterà a rischio la biodiversità vegetale delle future generazioni. 

Fonti

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