Biodiversità urbana

Non si  parla ancora abbastanza di un fenomeno di biodiversità urbana in costante ma silente crescita come quello del cosiddetto inurbamento animale. 

In questo articolo approfondiremo  come molte specie selvatiche stiano adattandosi a nuovi habitat “innaturali” con frequenza sempre maggiore negli ultimi anni .

La prima cosa che può venirci in mente è l’immagine di un nido di falchi sopra una grondaia o vedere animali particolarmente rari  per  le strade  cittadine che passeggiano quasi indisturbati. Sicuramente questo scenario è già evidente in diverse zone e ne sta cambiando radicalmente l’equilibrio faunistico. La presenza massiccia di scoiattoli rossi a danno di quelli europei, ad esempio, oppure il caso di caprioli e gabbiani feriti in quelle città con presenza di fiumi o laghi (anche artificiali).

In Italia possiamo definirci fortunati di non imbatterci facilmente in specie aggressive come invece accade in alcune zone dell’India, dove scimmie affamate si aggirano per le strade e le abitazioni.

scimmie per le strade dell’ India

Inurbamento attivo e passivo

Le evidenze appena citate trattano di inurbamento attivo. 

Quello passivo coinvolge più pesantemente l’azione diretta dell’uomo in quanto questi,  costruendo ad oltranza,  invade habitat preesistenti già ben radicati, sconvolgendoli completamente e inducendo le specie endemiche a trovare un nuovo modo di sopravvivere.

 Il caso dell’inurbamento attivo è spesso dovuto all’assenza di predatori  ed aree in cui nascondersi o stabilirsi.

Tuttavia  se la presenza di rapaci può favorire la riduzione di piccioni e ratti che abbondano nei centri urbani; la testuggine dalle guance rosse, al contrario, potrebbe definirsi un pericolo per la testuggine europea comune, già insediata negli ecosistemi di acqua dolce.

Testuggine dalle guance rosse

Questo della tartaruga che ho appena esposto è un tipico inurbamento passivo.

Capita spesso che le giovani e piccole tartarughe vengano acquistate rendendosi conto troppo tardi che crescono fino a raggiungere i 30 cm.

Per questo vengono rilasciate in libertà senza sapere realmente delle conseguenze che questo comporta. Guidati purtroppo da ingenuità e spensieratezza si inciampa inconsciamente in questi errori.

La questione inerente la biodiversità è che se da un lato questa favorisce uno sviluppo variegato della fauna, dall’altro l’intromissione di specie aliene può causare più danni che benefici nel lungo periodo creando una catena di eventi che può condurre all’estinzione delle specie locali.

Fortunatamente  non tutto è perduto. La soluzione sembra risiedere nella  reintroduzione delle specie non autoctone in habitat più consoni che fungano da connettivi tra zone urbane e non. Queste faciliterebbero lo spostamento autonomo degli animali da una zona all’altra permettendo loro di trovare il percorso senza interventi da parte dell’uomo.

È solo una delle possibili soluzioni, l’altra può essere ricercata in un ristabilimento delle temperature a prima del grande cambiamento climatico che ha irrigidito i freddi invernali in fasce climatiche precedentemente miti.

Fonti

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