Di Veronica Salvia Cruciani
Tralasciamo le immagini bucoliche di prati in fiore e campi rigogliosi, o i filari di vigneti che si perdono a vista d’occhio, di quelli che fanno tanto shabby chic: agricoltura e natura non sono la stessa cosa. Tutt’altro. L’agricoltura è la manipolazione sistematica della natura volta a soddisfare i bisogni più basilari dell’umano, primo fra tutti, quello di sfamarsi e ridurre l’incertezza circa l’approvvigionamento di cibo nei giorni a venire. Un campo coltivato dunque, comporta un certo grado di modifica dell’ecosistema e della geografia stessa di un territorio. Molti campi coltivati comportano modifiche profonde e talvolta irreversibili, non solo sull’ecosistema, ma anche sul comportamento umano entro il suo assetto sociale e geografico.
Per capire come questo accada, occorre isolare le singole componenti necessarie ad ogni coltivazione– che sia una risaia o un orto di cavolfiori biodinamici– ed inserirle nelle dinamiche sociopolitiche del contesto.
Uno degli elementi chiave dell’agricoltura è l’utilizzo delle risorse idriche, che può influenzare la quantità e la qualità dell’acqua disponibile nel territorio, nonché il modo in cui i suoi meccanismi di stoccaggio ed approvvigionamento influenzano tanto la morfologia dell’ambiente naturale quanto quello urbano.
In questo articolo ci occuperemo dell’aspetto qualitativo inerente al dispendio di acqua.
Partendo dall’assunto che l’agricoltura è il settore dove l’acqua viene maggiormente utilizzata, nonché inquinata, (fonti: FAO, Federbio Italia ed Atlante mondiale della Desertificazione redatto dall’UE, 2018, disponibile in PDF), le scelte prese dagli organismi decisionali europei a riguardo stanno lentamente prendendo piede. Ll’Agenzia per la Protezione Ambientale e la FAO (per citarne alcuni), si chiedono come nuove pratiche e framework possano essere incoraggiati dalle politiche locali o nazionali e da un sistema di sussidi e tassazione. O, prendendo in prestito le parole della psicologia comportamentale, da un sistema di rinforzi positivi e rinforzi negativi.
Secondo CORINE (Coordinamento delle informazioni sull’ambiente) il primo settore in Europa (area EEA) occupa il 25% del suolo* con l’agricoltura, il 17% con la pastorizia ed il 34% con aree boschive. per un totale del 76%. L’utilizzo dell’acqua nel primo settore è proporzionale alla percentuale di suolo utilizzata in agricoltura e pastorizia (circa il 42%).
:: www.eea.europa.eu/signals
Tuttavia, in alcuni paesi come l’Irlanda e l’Italia, l’influenza dell’oro blu nel settore agricolo è più decisiva che altrove in quanto la maggior parte del suolo è occupata da attività agricole, spesso gestite da piccole e medie imprese. DI fatto l’irrigazione agricola rappresenta il 70% dell’uso di acqua in tutto il mondo e oltre il 40% di molti paesi dell’OCSE (fonte:.eea, ref. 4) .
Le conseguenze si ripercuotono su un ampio raggio. Il pompaggio intensivo delle acque sotterranee impoverisce le falde acquifere e può portare a fenomeni geofisici negativi.
o scarico di fertilizzanti agricoli, l’uso di pesticidi e materiali di scarico contribuiscono alla contaminazione dei corsi d’acqua e delle falde acquifere. Inoltre, teloni di plastica, tubi ed altri attrezzinormalmente impiegati nelle pratiche agricole, nelle centrali di smaltimento rifiuti locate soprattutto in Cina ed Indonesia, Paesi che non presentano alcuna regolamentazione del trattamento di sostanze inquinanti e del loro smaltimento. Di conseguenza queste sostanze vengono lavate via dai materiali “europei” nelle centrali di riciclo della plastica cinesi finendo in acque sotterranee, fiumi e mari (e nei nostri amati sushi o nei vestiti made in China) (fonte: Report RAI1).
La qualità dell’acqua è influenzata da una serie di sostanze chimiche e processi, che siano artificiali o già presenti in natura. Le sostanze sono soprattutto azoto (N), Fosforo (P), Potassio (K), mentre i processi ed i materiali chiamati in causa sono le perdite di sedimenti, perdite da fonti, tossicità da pesticidi, e perdite di ammonio.
Le moderne pratiche agricole volte alla produttività ed al soddisfacimento del fabbisogno alimentare di una popolazione sempre crescente, comporta un massiccio utilizzo nonché ottimizzazione del suolo. Di conseguenza si ha l’aggiunta di fertilizzanti e pesticidi, i quali possono portare a perdite di nutrienti naturalmente presenti nel suolo, l’accumulo di sedimenti nello stesso, e reflusso dei pesticidi nelle acque del sottosuolo od in bacini acquiferi.
Tra le molecole più influenti per crescita della pianta, vi sono l’azoto (N) ed il fosforo (P), che apportano nutrienti fondamentali per il terreno e sono abbondanti in fertilizzanti naturali (come il letame) o chimici (Urea, CAN ecc.). In base al tipo di suolo ed alle condizioni geografiche nonché meteorologiche della zona, la necessità di queste due molecole è variabile, per cui la loro presenza nelle acque terrestri e del sottosuolo sarà altrettanto variabile e condizionata dalla geografia e dalle condizioni atmosferiche.
In agricoltura, la perdita di fosforo (P) avviene di solito su terreni argillosi, quindi poco permeabili. Quando ci sono forti precipitazioni, l’acqua piovana rimane in superficie, per cui si crea uno scorrimento che porta con sé il fosforo in forma solubile derivato dall’applicazione di fertilizzanti. Inoltre la pioggia lava via le particelle di terreno che hanno P attaccato a loro, quindi verranno drenati nei corsi d’acqua.
La perdita di azoto (N), al contrario, avviene tipicamente su terreni sabbiosi, quindi ad alta permeabilità. L’azoto non assorbito dalla vegetazione, non si “lega” al suolo (come nel caso del fosforo) e quindi, in caso di pioggia, l’azoto viene rilasciato nelle acque sotterranee e nei ruscelli. Di conseguenza le “perdite” di azoto dovranno essere monitorate soprattutto nelle stagioni con un’alta frequenza di precipitazioni come l’autunno.
Fertilizzanti contenenti potassio, nitrati (azoto) e fosfati(fosforo) confluiranno quindi in bacini idrici tramite le acque reflue e le falde acquifere, andando ad aumentare in maniera esponenziale un fenomeno normalmente regolato in natura: l’eutrofizzazione.
L’eutrofizzazione consiste nella crescita esponenziale di microorganismi vegetali marini, soprattutto alghe e fitoplancton. Essi per sopravvivere sottrarranno spazio, luce ed ossigeno –le tre componenti alla base per la sopravvivenza –ad altre specie, soprattutto quelle all’origine della catena alimentare. Con la naturale fotosintesi e la loro decomposizione alghe e fitoplancton, consumando le molecole di ossigeno naturalmente presenti nei bacini d’acqua, lo sottrarranno ad organismi aerobici (ovvero la cui sopravvivenza dipende dall’ossigeno) presenti nel mare come i pesci ed i mammiferi, favorendo invece la crescita di mucillagini e batteri anaerobici. Così, molluschi e pesci si trovano a morire di asfissia, ed il loro processo di decomposizione porterà alla liberazione di gas serra come metano e CO2 i quali saranno rilasciati di conseguenza alla digestione delle sostanze organiche da parte di micro organismi anaerobici presenti sul fondo dei laghi/mari.
Altri fattori umani come l’uso di certi detergenti, saponi e detersivi, liquami e rifiuti solidi portati dal sistema fognario e dalle fabbriche (specie quelle non regolamentate), portano all’eutrofizzazione delle acque
La qualità dell’oro blu influenzerà anche la sua disponibilità, dato che l’acqua potabile è determinata dal buon equilibrio di sostanze chimiche nella sua composizione.
Non solo si calcola che la metà dei laghi statunitensi sia eutrofizzata (quindi inospitale agli organismi dipendenti da ossigeno), ma nell’Oceano e nei mari stessi ci siano le cosiddette zone morte, ovvero intere aree dove la concentrazione di ossigeno è inferiore ai 2 ml per litro, con conseguente anossia per le specie viventi, alterazione della catena alimentare marina e creazione di gas serra. Dal 1960, circa 405 zone morte sono state rilevate in tutti i bacini d’acqua conosciuti, tra le quali la più grande misura 70 mila km2.
Inoltre, un’acqua ricca di gas serra ed inospitale per gli organismi aerobici, sarà maleodorante e densa, richiedendo così lunghi e costosi processi di purificazione ed ovviamente, riducendo drasticamente la quantità e la qualità di risorse edibili per l’uomo come pesci, molluschi ed alcuni tipi di alghe. Quest’ultimo problema ha un’estrema rilevanza se si pensa alle economie di sussistenza nonché ai piccoli produttori che basano la loro attività sui prodotti del mare (come pesca ed acquacoltura).
Queste ultime problematiche di stampo più antropocentrico si inaspriscono con il crescere della popolazione mondiale e quindi della domanda di cibo (con conseguente aumento delle attività agricole) ed acqua potabile. Inoltre, bisogna considerare che molte economie emergenti saranno sempre più in grado di perseguire uno stile di vita basato sul benessere, quindi sull’abbondanza, spingendo verso una maggiore produzione di beni necessari e secondari.
* Strato superiore della crosta terrestre, costituito da particelle minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi, che rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera
Da :Strategia tematica per la protezione del suolo, adottata dalla Commissione Europea (2006)
Referenze
1 https://www.eea.europa.eu/ industrial waste and water treatment pressures
2 CORINE land cover dataset
4 https://www.eea.europa.eu/it/articles/acqua-e-agricoltura-prospettive-ed-esigenze
5 https://www.teagasc.ie/environment/water-quality/agriculture-and-water-quality/